Brividi e Stelle nella serata finale del Caltagirone Film Festival a Valle delle Ferle.

E’ calato il sipario sull’edizione 2022 del Caltagirone Film Festival, manifestazione, ideata, prodotta
e ospitata da Claudia Sciacca e Andrea Annino (proprietari della Tenuta Valle Delle Ferle), con la
direzione artistica dell’ingegnere Sergio D’Arrigo, storico del cinema e la preziosissima
collaborazione della “vulcanica” Cristina Cocuzza coadiuvata nell’organizzazione da Daniele Lo
Porto e Luigi Salvo.
Un’edizione, quella appena conclusasi, particolarmente emozionante grazie alle vibranti e
malinconiche melodie proposte dal Maestro Paolo Vivaldi, al pianoforte, accompagnato dai
musicisti Marco Mazzamuto, al violino, e Giulio Nicolosi, al violoncello, con la collaborazione di un
fantastico maestro Alessandro Sartini al “Fischio”.

Gli artisti si sono esibiti in uno struggente medley di brani del Maestro Ennio Morricone: da “Novecento” di Bertolucci a “Love Affaire” di Caron, passando per “Un Sacco Bello” di Verdone, per giungere al parossismo sensoriale con “C’era una volta in America” di Sergio Leone, dove la platea, in una sorta di trance emozionale ha potuto esaltarsi al ricordo del Maestro e dei suoi capolavori, commuovendosi e lasciandosi andare ad una standing ovation, elargita non al solo beneficio degli artisti che stavano esibendosi, ma quasi si fosse al cospetto dello stesso compositore.
Tanti i brani proposti, scelti in una elegia di quelli che lo stesso Morricone definiva “Figli
Sfortunati”, ovvero i brani meno noti al pubblico, ma forse, per questo, a lui maggiormente cari.


Una serata allegramente moderata dalla competenza del collega Antonio Iacona che oltre alla
sottoscritta, ha chiamato ad intervenire sul palco diversi ospiti presenti in sala, fra cui la giornalista
Gianna Bozzali ed il sommelier FISAR Giovanni Carbone. Ma a sublimare la serata è stata anche la
professionalità e la simpatia dei padroni di casa, Claudia e Andrea, che da perfetti ospiti, non
hanno lasciato nulla al caso conducendo i presenti in un suggestivo tour dei vigneti al tramonto,
culminato nella visita in cantina, dove in una sorta di “one shot learning”, hanno saputo erudire i
convenuti sulle tecniche di produzione e lavorazione dei lori vini dalla raccolta
all’imbottigliamento.
Vini che si è avuto modo di apprezzare durante la cena offerta da Maurizio Sciuto, executive chef
di Ostier Vinoteca, che insieme a Daniele Lughero, ha predisposto un menù ideato allo scopo di
valorizzare i prodotti del territorio asserviti ai presidi Slow Food, di cui Anastasia De Luca,
fiduciaria della condotta catanese, ha narrato caratteristiche, storie e virtù.
Ed ecco che in tavola quindi, hanno fatto la loro comparsa una serie di prodotti di Presidio
valorizzati, per cominciare, dalle stuzzicherie di Ostier, una serie di fritti in cui la vera e propria
sorpresa per me, ahimè, sino ad oggi profana, sono state le deliziose e fragranti panelle realizzate
con farina di cicerchia, legume storico dell’entroterra siculo, il cui utilizzo si era quasi totalmente
abbandonato, ma che proprio grazie agli sforzi di Slow Food è tornato in auge.
In rapida progressione la cena ha visto susseguirsi Pane di casa cotto su pietra e arricchito dai
peperoni di Polizzi Generosa arrostiti, pomodori siccagni semi confit, aglio di Nubia, basilico e olio
EVO Tenuta Valle delle Ferle, Fascina di Paccheri rigati al ragù di salsiccia al ceppo di Linguaglossa,
croccante di mandorla e fonduta di Maiorchino, Punta di Petto di Rossa Modicana con Soubise di
cipolle di Giaratana e per finire Sorbetto al mandarino tardivo di Ciaculli.

Ad accompagnare l’antipasto, un fresco e “croccante” Rosato DOC Tenuta Valle delle Ferle 2019 in
formato Magnum, una rigenerante ondata di gusto ideale per pulire il palato dal deciso sapore
espresso nel connubio aglio di Nubia e peperoni di Generosa Polizzi. A seguire la “prepotenza”
soave del Nero d’Avola DOC Vittoria 2017, ovviamente sempre Valle delle Ferle, che ha fatto da
perfetto contraltare ad un primo piatto dai sapori decisi ed a tratti pungenti.

Per chiudere in bellezza la degustazione “alcolica” (nemmeno a dirlo la mia preferita…), il principe
della serata, il Cerasuolo di Vittoria DOCG 2017, vino che nell’annata 2016 ha fatto vincere alla
Tenuta Valle delle Ferle la Grand Gold Medal 2022 al Concours Mondial Bruxelles. Non stupisce il
premio conquistato da Claudia e Andrea: il cerasuolo da loro prodotto è un perfetto equilibrio di
sapori che avvolgono il palato in una carezza sensuale che conquista sin dal primo sorso e inebria
grazie al suo bouquet che dondola teneramente in un’altalena di profumi che vanno dall’erbaceo
al fruttato che richiama alla mente alberi di ciliegie mature e granuli di melograno. Un vino che
esprime appieno e valorizza il territorio ed i vitigni (che si trovano a 400 metri sul livello del mare)
da cui lo si ricava, vera punta di diamante della cantina che vanta vigne di oltre quarant’anni di età
dove si mescolano piante di Nero d’Avola e Frappato che si alternano in maniera casuale nello
stesso filare.
Le viti, allevate a cordone speronato, si trovano su un suolo di origine alluvionale prevalentemente
sabbioso-argilloso, volutamente privo di impianti di irrigazione, scelta dettata dalla volontà di
rendere più forte la struttura delle piante. La vendemmia viene eseguita manualmente con
un’accurata selezione dei grappoli.
In cantina si procede secondo la tradizione che prevede di lavorare insieme le due varietà non
vinificandole separatamente. Si effettua una fermentazione a temperatura controllata in serbatoi
di acciaio inox con 8-10 giorni di macerazione sulle bucce. Il Cerasuolo affina in acciaio per 18 mesi
e poi in bottiglia per un periodo di uguale durata.
Oltre al Cerasuolo Valle delle Ferle offe altre tre etichette, un rosso da Nero d’Avola, uno da
Frappato e un rosato da entrambe le varietà, tutti da provare e se lo diciamo noi di INeat non
potete non crederci!

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